XVII Assemblea Diocesana – Documento Assembleare PDF
HO UN POPOLO NUMEROSO IN QUESTA CITTÀ
BOZZA DEL DOCUMENTO ASSEMBLEARE
XVII ASSEMBLEA DIOCESANA
LECCE, 15 – 16 FEBBRAIO 2020
LAICI ASSOCIATI, IN CAMMINO.
“Non aver paura; continua a parlare e non tacere, perché io sono con te e nessuno cercherà di farti del male: in questa città io ho un popolo numeroso”.1
A partire dall’ascolto della Parola che le è stata consegnata, con il coraggio che viene dalla certezza di essere guidata dallo Spirito, l’Azione Cattolica dell’Arcidiocesi di Lecce, in piena comunione con l’associazione nazionale e con la Chiesa locale, vive il cammino della XVII assemblea diocesana come un percorso di consapevolezza: della straordinarietà delle opere compiute dal Signore Gesù nelle nostre vite; della ricchezza che il vincolo associativo apporta alle nostre esperienze di fede e di servizio alla Chiesa e ai fratelli; delle grandi occasioni di evangelizzazione e delle complesse sfide che il mondo pone oggi davanti ai nostri passi. Muovendo da tali premesse, l’assemblea diocesana diventa quindi un momento unico nella vita dell’associazione, nel quale rendere grazie per quanto vissuto, confrontarsi sulla realtà che abitiamo e progettare, insieme, il futuro che vogliamo costruire nell’Azione Cattolica, per la Chiesa e per la città.
In questo senso, il documento assembleare si pone, per il triennio che inizia, come vero e proprio Instrumentum laboris, un supporto che ci aiuta a tenere ferma la rotta, per continuare a mettere in pratica nelle nostre realtà lo stile della sinodalità a cui papa Francesco quotidianamente ci richiama. Uno strumento, ancora, che ci aiuta a rispondere ad alcune domande sulla nostra associazione: per chi spendiamo il nostro servizio? In quali luoghi? Con quali modalità? Quali scelte intraprendiamo? Nel rispondere a queste domande, e nell’individuare i percorsi e le strategie degli anni che verranno, potremo sperimentare ancora una volta l’opportunità di incontrarci come cristiani laici, per “continuare ad essere”, come ha detto papa Francesco, “un popolo di discepoli-missionari che vivono e testimoniano la gioia di sapere che il Signore ci ama di un amore infinito, e che insieme a Lui amano profondamente la storia in cui abitiamo”.2
“Ho un popolo numeroso”: questa parola comporta allora per l’Azione Cattolica di Lecce la grande responsabilità di custodire una storia e un patrimonio di esperienze e di testimonianze di autentica fedeltà al Vangelo, non certo per una statica conservazione dell’esistente, ma per ricordarsi e raccontare a tutti che, nella chiamata alla santità quotidiana, “nessuno si salva da solo, come individuo isolato”, ma che al contrario “Dio ci attrae tenendo conto della complessa trama di relazioni interpersonali che si stabiliscono nella comunità umana: Dio ha voluto entrare in una dinamica popolare, nella dinamica di un popolo.”3 Ancorata a questa dimensione profondamente popolare, che ci dice che la ricchezza più grande dell’associazione sta nel suo essere con tutti e per tutti, in quella capacità di vivere in maniera feconda l’intergenerazionalità che tiene insieme come famiglia il più giovane e il più maturo dei propri aderenti, l’Azione Cattolica trova nella nostra diocesi un terreno fertile, nel quale la Chiesa in tutte le sue componenti si impegna in un cammino di ascolto delle esigenze e delle istanze di ogni persona. E sa farne punto di partenza e obiettivo di ogni azione pastorale che si propone di mettere in campo.
- SCRUTATI DALLA SCRITTURA. L’AC DI LECCE DAVANTI A SE STESSA.
Il percorso assembleare che l’Azione Cattolica compie ogni tre anni non si limita ai giorni intensi dell’assemblea, ma, come dice il nome stesso, è un vero e proprio cammino, un’azione non statica ma in divenire, da costruire insieme. Il cammino assembleare è un’occasione per dare respiro all’Ac e per aiutarla a ricordarsi qual è il senso del suo esserci. L’assemblea serve quindi per dare pienezza a questa consapevolezza, e si costruisce innanzitutto a partire da un momento, necessario, di verifica attenta e profonda.
Perché tale verifica diventi produttiva, ci vengono in soccorso le lettere contenute nell’Apocalisse, dettate da Gesù Risorto a Giovanni. Si tratta di lettere che possono aiutare le nostre associazioni, ad ogni livello, a compiere un vero e proprio esame, per confrontarsi con il territorio e con la Chiesa locale in cui vivono:
– a Efeso, grande città, c’è una comunità che vive in pace, fedele alla dottrina degli apostoli, e tuttavia, nonostante la sua perseveranza, ha perso il “primo amore”, il “primato dell’amore”.
È il pericolo che possono correre le nostre associazioni quando, vivendo in un’apparente condizione di serenità, si appiattiscono e perdono lo slancio evangelico e missionario;
– Smirne è una città dinamica, tuttavia la comunità cristiana che vi abita, oltre ad essere insidiata da coloro che si proclamano Giudei ma sono “sinagoga di Satana”, vive il complesso di essere ridotta al lumicino.
È una tentazione dalla quale le nostre associazioni devono sempre guardarsi, quella di lasciarsi scoraggiare dai numeri e non vedere, nella propria condizione di “piccolo gregge”, la possibilità di essere minoranza profetica;
– Pergamo è una città pagana; il Signore si presenta ai fedeli che dimorano in essa con la “spada” della Parola, “affilata a due tagli”, attribuendo loro il merito di non aver rinnegato la fede al tempo della persecuzione, ma raccomandando pure di non scendere a compromessi con il peccato.
L’impegno di vivere appieno la città, non rinnegando la fede, senza però scendere a compromessi, chiede oggi a ciascuna associazione parrocchiale di coniugare la carità pastorale con la carità politica;
– Tiàtira è un centro commerciale molto attivo con una comunità cristiana altrettanto operosa, costante nella carità e nella fede, ma che “lascia fare a Gezabele”, una falsa profetessa.
Dare vita a processi che edificano il popolo, “più che ottenere risultati immediati che producano una rendita politica facile, rapida ed effimera, ma che non costruiscono la pienezza umana”4, deve essere l’obiettivo di ognuna delle nostre associazioni. Per fare questo, dobbiamo essere capaci di generare e sostenere processi di discernimento comunitario, di “esercizio alto della sinodalità”, senza lasciarci sedurre da tentazioni leaderistiche;
– a Sardi, una città dal passato glorioso, c’è una comunità a cui il Signore muove un duro rimprovero: “Ti si crede vivo, e sei morto”; dietro la maschera dell’apparenza si nasconde il vuoto di una vivacità che non esprime vitalità.
Così l’Azione Cattolica, soprattutto nelle realtà parrocchiali, è chiamata a rifuggire da una pastorale “degli eventi”, spesso abitudinaria e poco incline ad interpretare le sfide che il mondo di oggi, nelle sue molteplici sfaccettature, pone davanti a chi è chiamato a portare il Vangelo in ogni angolo della sua quotidianità;
– a Laodicea, una città che vive nel benessere, si trova una comunità che versa nella mediocrità: “Tu non sei né freddo né caldo”. Poiché è corrosa dalla tiepidezza, il Signore la ammonisce severamente, facendo appello alla sua libertà: “Ecco: sto alla porta e busso”.
Mai l’Azione Cattolica deve abbandonarsi alla mediocrità, alla tentazione di vivere il proprio servizio senza quello slancio di gioia autentica che deve caratterizzare chi ha dentro di sé il desiderio inarrestabile di incontrare il Signore, e di portarlo agli altri, in ogni momento della propria vita.
- A 50 ANNI DALLO STATUTO. L’AC DI LECCE CUSTODE DI UN TESORO.
Il triennio appena trascorso è stato segnato in maniera indelebile dai festeggiamenti per il 150° anniversario della nascita dell’Azione Cattolica. Il nostro cammino ha visto nell’incontro in Piazza San Pietro con Papa Francesco del 30 aprile 2017 non solo un momento di grande “passione cattolica”, ma anche l’occasione per guardare con memoria grata a ciò che l’associazione ha rappresentato per la Chiesa e per la società italiana nella sua lunga e luminosa storia; e per riaffermare con convinzione la necessità di essere testimoni nel quotidiano della speranza che viene dall’annuncio del Vangelo, di sentire forte dentro di noi “la responsabilità di gettare il seme buono del Vangelo nella vita del mondo, attraverso il servizio della carità, l’impegno politico, attraverso anche la passione educativa e la partecipazione al confronto culturale.”5
Anche l’Azione Cattolica di Lecce ha vissuto in pieno questo spirito. Davanti ai nostri occhi ci sono i tanti archivi rispolverati, gli scatoloni pieni di pezzi di storia, di volti, di gioie, di lotte, di speranze e soprattutto di significative testimonianze: sono pagine che abbiamo riportato alla luce perché fossero condivise tra le parrocchie e soprattutto tra le generazioni.
Accanto ai 150 anni dalla nascita dell’Ac si è aperta però un’altra pagina di memoria: il 50° del rinnovamento dello Statuto e della nascita dell’Azione Cattolica dei Ragazzi. Il 1969 per l’associazione ha il volto di Vittorio Bachelet, presidente di quel tempo bello e complesso segnato dal Concilio Vaticano II, alla luce del quale l’associazione volle ridisegnarsi, dopo che in tanti modi aveva contribuito a prepararlo.
Nel nuovo Statuto, la nostra carta d’identità, si legge il valore della vocazione laicale, della sua dignità battesimale, della sua partecipazione alla missione della Chiesa e la richiesta del Concilio che i laici lavorassero per “illuminare e ordinare tutte le cose temporali, alle quali sono strettamente legati, in modo che siano fatte e crescano costantemente secondo il Cristo e siano di lode al Creatore e Redentore.”6
Anche l’Azione Cattolica di Lecce è chiamata a rilanciare nel proprio contesto le scelte profetiche dello Statuto. In altre parole, occorre oggi chiedersi come i laici stiano vivendo la realtà della propria Chiesa, quali siano i tratti che qualificano il loro rapporto con la gerarchia, come vengano interpretate e tradotte in proposte formative concrete le scelte fondamentali della vita dell’associazione: la scelta religiosa, quella popolare, quella democratica.
Lo Statuto del 1969, che ha disegnato un’Ac popolare e democratica, ha però determinato anche la nascita dell’Azione Cattolica dei Ragazzi: l’articolazione, nata dalla vocazione educativa degli adulti e dei giovani dell’associazione, che ha considerato i più piccoli come portatori di doni preziosi per la comunità ecclesiale e civile, protagonisti del cammino di fede orientato alla missione, testimoni del Vangelo secondo la loro misura e i loro linguaggi. Anche questa ricorrenza vuole essere, per l’Azione Cattolica di Lecce, un’occasione feconda per riaffermare, con le parole di Bachelet, la convinzione che la presenza dei piccoli aiuta “l’associazione stessa a capirsi e ad attuare meglio il suo compito”.
- TUTTO CIÒ CHE È UMANO CI RIGUARDA. L’AC DI LECCE E IL SUO CAMPO D’AZIONE.
L’Azione Cattolica è lì dove sono tutti. Ciò significa che dobbiamo farci trovare là dove le persone abitano, lavorano, studiano, giocano, soffrono. La missione è il frutto maturo che spinge ad accogliere anche chi non conosciamo, con il sincero desiderio di riscoprire la bellezza dell’essere comunità. Questo è il tempo per chiederci non tanto “chi siamo?”, quanto “per chi siamo?”
A questa domanda possiamo dare risposta mettendoci a servizio della realtà e del territorio in cui siamo radicati. Papa Francesco ci ha ricordato che “la missione non è un compito tra i tanti nell’Azione Cattolica, è il compito”.7 Siamo chiamati a farci prossimi all’altro per ascoltare i problemi e i bisogni, le attese e le speranze di chi come noi vive la quotidianità della vita. A farci prossimi per accogliere e condividere un tratto di strada insieme, come “fratelli in umanità”, al di là di ogni appartenenza, fede, cultura, perché l’essere uomini ci accomuna.
Ci sono alcuni luoghi nei quali, con particolare entusiasmo, l’Azione Cattolica di Lecce vuole continuare a farsi prossima.
La parrocchia. Per un battezzato, e in particolare per un laico di Ac, la parrocchia è il luogo della familiarità con il Signore, è quel posto in cui ci sentiamo a casa con Gesù, quel posto in cui giorno per giorno alimentiamo la nostra Fede nell’incontro con la Parola e con l’Eucaristia che sono al tempo stesso l’origine, la rotta e la meta del nostro cammino e che danno senso pieno a tutti i nostri progetti personali e associativi. La parrocchia è anche il luogo della quotidianità della nostra Fede, il luogo in cui la Fede si incarna, si incontra e si scontra nel rapporto con il parroco, con i fratelli, con gli altri gruppi, gli altri movimenti, è il primo luogo in cui la nostra tensione verso il Cielo si impasta con la terra, con tutte le fragilità umane. Ed è una realtà che spesso comporta tanta gioia e al tempo stesso tanta fatica, tanta condivisione e tante discussioni, tanta accoglienza e tanta difficoltà ad ascoltarsi. È ciò che inevitabilmente accade a chi vive in pienezza una realtà; è quello che accade solo tra persone che ci sono, che si stanno interessando della stessa cosa perché ce l’hanno a cuore. L’Azione Cattolica non deve temere di vivere con maturità il rapporto con il parroco e con gli altri gruppi presenti nella parrocchia, perché è proprio a partire da lì che dobbiamo essere pronti a metterci in ascolto profondo di chi ci sta accanto, e dobbiamo curare la nostra vita spirituale in modo che ci metta nelle condizioni di costruire con le persone relazioni sempre nuove, quelle relazioni che ci fanno dire all’altro “Tu sei prezioso ai miei occhi. Sei degno di stima e io ti amo”.
Il mondo della cultura. Con questa ampia definizione intendiamo certamente i luoghi del dibattito culturale e l’università ma, ancor prima, la scuola, che per l’Azione Cattolica di Lecce è uno degli ambiti in cui in maniera più intensa oggi si esprime la sua vocazione missionaria, grazie all’impegno dei ragazzi del Movimento Studenti. Prendere a cuore la scuola significa portare il Vangelo nel luogo in cui i nostri ragazzi si costruiscono già oggi come cittadini consapevoli, protagonisti di una realtà che gli consente di esprimere a pieno le proprie potenzialità, nel luogo in cui possono, forse per la prima volta, farsi portatori all’esterno di quell’incontro che sperimentano nei gruppi parrocchiali. Significa per i nostri giovanissimi fare esperienza sin dall’adolescenza della bellezza e delle sfide dell’annuncio in un luogo che può non essere più favorevole come fino a pochi anni fa. L’Azione Cattolica di Lecce vuole allora continuare a investire non solo nel MSAC, ma anche nella fecondità del rapporto con gli insegnanti di religione e con tutto il corpo docente e non, che vive il mondo della scuola.
La città. Vivere fino in fondo la fede significa per un cristiano incarnare necessariamente la propria esperienza spirituale all’interno del tessuto sociale nel quale egli esprime la sua personalità. “Come l’anima è nel corpo” – ci dice la lettera a Diogneto – “così nel mondo sono i cristiani”. Se nella pratica quotidiana siamo dunque chiamati a dare concretezza al Vangelo a partire dai piccoli gesti di accoglienza, di solidarietà, di amore disinteressato per chi ci è prossimo, come associazione dobbiamo impegnarci sempre più a stare nelle cose del mondo, a conoscere i fenomeni e a cogliere i cambiamenti che caratterizzano il nostro tempo. Dobbiamo farlo prendendo per mano tutti coloro che sentono una vocazione al bene comune e accompagnando, in particolar modo, gli aderenti direttamente impegnati nella costruzione di contesti politici e sociali nei quali ogni persona possa essere messa nelle condizioni di edificarsi, come singolo e all’interno della comunità.
- PER UN’ASSOCIAZIONE SINODALE E A MISURA DI TUTTI. LO STILE DELL’AC DI LECCE.
Dopo la verifica del cammino compiuto, e dopo aver ridisegnato gli ambiti nei quali spendere il proprio servizio, l’Azione Cattolica deve inevitabilmente confrontarsi sul come farlo.
Essere un’Ac “per”, cioè un’Ac che si lascia definire dal primato della missionarietà, della prossimità, della fraternità, vuol dire oggi coltivare alcuni stili.
Sinodalità.
La sinodalità è un cammino in cui si cresce e che siamo chiamati ad apprendere giorno dopo giorno. Come laici di Ac siamo infatti chiamati a valorizzare tutte le posizioni e il dialogo che ne scaturisce, considerando le fatiche, le perplessità e la ricchezza che ciascuno apporta. Dobbiamo ricercare la possibilità di incontrare le persone per ascoltarle, dialogare con esse ed accogliere i diversi punti di vista, al fine di condividere le scelte.
Il come, lo stile del nostro impegno, tocca dunque necessariamente il tema delle relazioni con gli altri, in quattro direzioni fondamentali, che coinvolgono l’ambito interno ed esterno in cui opera la nostra associazione: le relazioni tra diverse generazioni, le relazioni con gli altri movimenti o gruppi che sono presenti nelle parrocchie, le relazioni con chi sta fuori dalla parrocchia, e infine le relazioni tra laici e sacerdoti.
Su questi punti si gioca la sfida più grande per il laicato, quella della corresponsabilità, e anche la sfida della evangelizzazione in un mondo che cambia a velocità spesso vorticose.
In tutte queste direzioni, un impegno deve essere chiaro: quello di costruire reti e alimentare relazioni di amicizia, che siano ricchezza per ciascuno al servizio della comunità, individuando assieme ad altri le “cose da fare” e sforzandoci di mantenere “un passo comune”. Questa operazione è complessa e richiede da parte nostra una formazione continua, la capacità di rimetterci sempre in discussione con coraggio e tanta creatività, per essere in grado di affrontare le sfide del nostro tempo e del nostro territorio.
Sul versante del dialogo tra generazioni, l’Azione Cattolica di Lecce negli anni ha investito tante energie. Il senso di familiarità si percepisce chiaramente quando ragazzi, giovani e adulti della nostra Ac condividono momenti di crescita. Proprio in questo senso, occorre insistere nel creare occasioni di incontro. Le esperienze dei campiscuola unitari dicono che – con tutte le difficoltà e i modi diversi di vedere le cose tra chi ha anche decine di anni di differenza di età – l’associazione si arricchisce quando i suoi soci stanno fianco a fianco, provando a comprendersi e a riconoscersi famiglia.
Sul versante delle relazioni con gli altri gruppi parrocchiali o con chi sta fuori dalla parrocchia, la traccia del cammino sta in quanto ci ha detto papa Francesco: “il modo migliore per dialogare […] è quello di fare qualcosa insieme, di costruire insieme, di fare progetti: non da soli, tra cattolici, ma insieme a tutti coloro che hanno buona volontà”.
Se il Papa segna la rotta, l’Azione Cattolica deve seguirla. E gli strumenti, per esercitare la corresponsabilità in parrocchia con gli altri gruppi, sono innanzitutto l’ascolto e la pazienza. Essi vanno spesi quando c’è da costruire – non da soli, ma insieme ad altri – esperienze che possano rendere più bella la nostra Chiesa e possano aiutarla ad avvicinare le persone al Signore Gesù.
In questo senso, una pista concreta per la collaborazione con chi sta dentro e fuori la parrocchia ci viene suggerita dal centro nazionale, impegnato molto concretamente in progetti pensati e realizzati con altre associazioni, gruppi, movimenti. Un esempio che l’Azione Cattolica di Lecce ha raccolto in questi anni e deve continuare a riproporre alle associazioni parrocchiali.
Sul versante del rapporto con i sacerdoti, non c’è da nascondersi nessuna delle gioie e delle difficoltà che laicato e clero reciprocamente sperimentano. In questo senso, l’Azione Cattolica come associazione deve investire sulla credibilità di un laicato maturo e capace di giocare la sfida della evangelizzazione in un mondo in cui i valori cristiani vengono messi in discussione, e alle stesse parrocchie non viene più universalmente riconosciuta quella funzione fondamentale nella vita delle persone come era fino a pochi decenni fa. E deve investire sulle relazioni fraterne e sincere con i sacerdoti, facendo conoscere il volto bello dell’associazione, mettendosi sempre disinteressatamente al servizio della Chiesa, potendo così fare la propria parte affinché “i pastori, da parte loro, riconoscano e promuovano la dignità e la responsabilità dei laici nella Chiesa; si servano volentieri del loro prudente consiglio, con fiducia affidino loro degli uffici in servizio della Chiesa e lascino loro libertà e margine di azione, anzi li incoraggino perché intraprendano delle opere anche di propria iniziativa. Considerino attentamente e con paterno affetto in Cristo le iniziative, le richieste e i desideri proposti dai laici e, infine, rispettino e riconoscano quella giusta libertà, che a tutti compete nella città terrestre.” 8
A misura di tutti.
L’Ac è chiamata a essere sempre più a misura di tutti, motivando ogni decisione e ogni scelta che compie. Deve essere possibile ad ogni socio partecipare attivamente e responsabilmente alla vita associativa; per questo essere a misura di tutti significa essere casa accogliente per chiunque. Aprire spazi di creatività associativa consente ad ognuno, nelle varie condizioni di vita e di lavoro in cui si trova, la possibilità di donare il possibile e il meglio di sé, condividendo con altri le responsabilità e le difficoltà.
La grande consapevolezza che ci deve sempre accompagnare è che noi non siamo, per così dire, dei “laici semplici”. Siamo laici associati, facciamo parte di una famiglia che travalica i confini delle nostre parrocchie e che vive anche della storia e delle esperienze dei tantissimi che in 150 anni ci hanno preceduto. Dobbiamo allora renderci conto che essere in associazione è un valore aggiunto per un laico cattolico, che in essa trova un supporto continuo in grado di orientare il modo in cui vive i luoghi, fisici e spirituali, della sua vita.
Come Azione Cattolica di Lecce, dobbiamo allora interrogarci sull’uso che facciamo di questo di più, di questo tesoro che l’associazione ci mette a disposizione.
Lo sforzo che vogliamo compiere è quello di interessarci di più ad un’associazione che si interessa di noi, della nostra vita, del nostro desiderio di felicità piena; dobbiamo mettere a frutto gli strumenti che, anche con fatica, l’Ac ci offre. Comunichiamo dentro e fuori la Chiesa, di più e meglio, la ricchezza di essere Azione Cattolica.
Su questo punto, è necessario un impegno crescente nel seguire i canali che l’associazione nazionale utilizza e mette a nostra disposizione per la formazione e per l’informazione, impegnandoci poi nella nostra dimensione diocesana a farci quanto più prossimi ad ogni singolo socio e a chiunque possa trarre beneficio dalle iniziative associative.
- SCELTE CHE GUARDANO LONTANO. LE SFIDE DELL’AC DI LECCE PER IL PROSSIMO FUTURO.
La sinodalità e l’essere un’Ac a misura di tutti devono tradursi in alcune scelte lungimiranti. Occorre far emergere il buono che è stato fatto nelle nostre associazioni con la volontà di proseguire il cammino, immergendosi nelle novità che il Signore ci ha posto di fronte con nuove sfide, con atteggiamenti da migliorare, strade da abbandonare e nuovi processi da generare, senza avere la pretesa di fare tutto o di fare le cose meglio degli altri o, peggio ancora, nonostante gli altri. È possibile, allora, tracciare alcuni impegni precisi.
Per curare i luoghi della condivisione e progettazione associativa:
– scegliamo di continuare a valorizzare il ruolo del comitato presidenti parrocchiali, quale luogo nel quale le istanze, le esigenze, i desideri di tutti i soci, attraverso il necessario discernimento dei presidenti, raggiungono il centro diocesano, accorciando le distanze perché le iniziative proposte siano sempre frutto dell’ascolto attento della realtà nella quale operiamo;
– scegliamo di impegnarci nella creazione di un sistema di condivisione delle buone pratiche sperimentate in ciascuna Azione Cattolica parrocchiale, mettendo in circolo proposte formative, singole esperienze e modelli organizzativi che possano essere utili alle altre realtà associative;
– scegliamo di valorizzare le competenze dei soci rafforzando le commissioni già costituite nel corso del triennio in seno al Consiglio diocesano:
la commissione formazione, con il compito di studiare e realizzare per tutto il corso del triennio incontri per la crescita spirituale e associativa degli educatori e animatori di tutti i settori, e per l’accompagnamento nello svolgimento del servizio loro chiesto in parrocchia;
la commissione famiglia, con lo scopo di realizzare cammini di formazione specifica rivolti a tutti coloro che nelle Ac parrocchiali entrano in contatto con le famiglie, dagli animatori dei gruppi famiglia agli educatori ACR, per generare un’idea di associazione inclusiva che trova nella suddivisione in settori uno strumento di forza e non un limite all’attività pastorale;
la commissione socio-politica, della quale un primo nucleo può essere considerata l’equipe diocesana che in questo triennio si è occupata della Scuola di Formazione politica, che possa continuare a garantire stabilmente una proposta di formazione alta per tutti coloro che avvertono la passione per la costruzione e la cura del Bene Comune nelle nostre città, e per tutti quei soci di Ac che siano già impegnati, in varie forme, nell’amministrazione della cosa pubblica;
– scegliamo di investire sulla creazione di nuove commissioni, segno dell’attenzione dell’associazione al contesto nel quale vive. Su tutte,
la commissione per la promozione associativa, con lo scopo di studiare, agevolare e proporre nuovi orizzonti per la nascita, la crescita e lo sviluppo di associazioni parrocchiali o proposte associative, strutturando un cammino incisivo per l’adesione;
la commissione comunicazione, con lo scopo di studiare, agevolare e proporre nuovi canali per la comunicazione diocesana e parrocchiale, attraverso i media nuovi e tradizionali, per far conoscere sempre più il percorso associativo ad intra e ad extra;
– scegliamo di impegnarci ad accompagnare la formazione di tutti i soci coinvolti in queste commissioni, garantendo loro anche la possibilità di partecipare alle iniziative nazionali specificamente previste;
– scegliamo di mantenere saldo il legame tra il Settore Giovani e il Movimento Studenti, due realtà che coesistono in una sola in quanto entrambe rivolte alla cura del giovanissimo. Il MSAC nasce nel settore Giovani e continua a vivere in esso traendone passione e coraggio per continuare ad essere testimonianza all’interno della scuola.
Per curare i luoghi di comunione, collaborazione e corresponsabilità:
– scegliamo di continuare a vivere con entusiasmo la nostra presenza nel Consiglio Pastorale diocesano e nella Consulta delle aggregazioni laicali, portando in seno ad essi il carico di esperienza e la capacità di leggere il tempo presente che sono propri dell’Azione Cattolica;
– scegliamo di dare continuità alla nostra presenza in quegli altri luoghi significativi per la vita della chiesa diocesana quali, ad esempio, il Forum delle Famiglie e la Consulta di Pastorale giovanile, individuando per ciascuno di essi un delegato del centro diocesano che curi i rapporti e possa promuovere il necessario coordinamento tra i cammini specifici dell’Azione Cattolica e le proposte diocesane di più ampio respiro;
– scegliamo di continuare a investire nel fecondo rapporto instaurato nel corso dell’ultimo triennio con gli uffici di curia, condividendo con essi la responsabilità di particolari proposte associative (come, ad esempio, la scuola di formazione politica e il corso per operatori di pastorale familiare) in modo da garantire il massimo coinvolgimento della realtà diocesana, in un autentico spirito di comunione con la Chiesa.
Per partecipare attivamente ai processi di cambiamento in atto nelle Chiese locali:
– scegliamo di curare le relazioni fraterne, e in particolare il dialogo sincero e profondo, con il Vescovo e con i parroci, con lo stile di un laicato maturo, ben consapevole delle proprie ricchezze e delle proprie fragilità, e per questo capace di accogliere le ricchezze e le fragilità dei pastori. Continuando a investire, dandole continuità, nella bella intuizione di questo triennio rappresentata dai momenti di incontro, di verifica, di confronto, tra presidenti parrocchiali, parroci assistenti, presidenza diocesana e Vescovo, nella convinzione che le sfide che ci troviamo ad affrontare richiedano uno slancio sinergico da parte di tutta la Chiesa;
– scegliamo di curare il rapporto tra l’associazione, a tutti i livelli, e i seminaristi, sacerdoti di domani, da quelli del seminario minore a quelli più prossimi all’ordinazione, per conoscere ciò che si aspettano dall’Ac e per far conoscere ciò che di bello l’Ac può portare nella loro esperienza di vita e di fede. Coinvolgendoli, in particolare, negli incontri del settore giovani, nei campiscuola parrocchiali e diocesani e nei cammini formativi dell’Ac diocesana.
Per accompagnare tutte le fasi dell’esistenza dei soci e simpatizzanti di Ac:
– scegliamo di continuare il percorso intrapreso per la formazione degli animatori dei gruppi adulti, per fare in modo che la proposta associativa sappia sempre rigenerarsi, rispondendo alle esigenze specifiche di una fede matura;
– scegliamo di promuovere e favorire, soprattutto nelle parrocchie, le occasioni di incontro tra gli adultissimi e i soci più giovani, perché i primi possano sentirsi parte attiva della comunità e i secondi possano beneficiare del contatto con quelle esperienze di vita e di fede che spesso sono piccoli autentici modelli di “santità della porta accanto”;
– scegliamo di rivolgere un’attenzione specifica alla fascia dei giovani-adulti, con particolare riferimento alle sfide che sono poste a questa generazione dalla ricerca di una stabilità familiare e lavorativa;
– scegliamo di continuare a investire sull’Acr: da un lato, prendendoci cura degli educatori, accompagnandoli nelle varie fasi dell’anno associativo con appositi strumenti e tracce di lavoro adattabili alle esigenze delle singole parrocchie e promuovendo incontri di formazione destinati ai nuovi animatori ed educatori; dall’altro, rivolgendo una rinnovata attenzione agli accierrini, mediante proposte destinate a valorizzare nelle parrocchie i tempi significativi della vita dell’Acr (Festa del Ciao, Mese della Pace), e studiando percorsi che agevolino il passaggio dalla fascia 12-14 al settore giovani, mettendo a frutto in questo senso la capacità attrattiva e di testimonianza dei giovanissimi del MSAC.
Per dare rilevanza agli aspetti sociali e politici nei nostri cammini formativi e per accompagnare i soci impegnati in politica:
– scegliamo di dare continuità alla Scuola di Formazione politica avviata nel triennio trascorso, rendendola un cammino annuale in grado di far crescere nei credenti la consapevolezza che dire la fede significa allo stesso tempo dire la partecipazione responsabile alla città dell’uomo;
– scegliamo di prevedere a livello diocesano momenti di incontro con gli amministratori che hanno vissuto o vivono l’esperienza dell’Ac, perché si riconoscano tra loro come credenti laici impegnati per la cura del Bene Comune, pensando per loro specifici percorsi di accompagnamento spirituale.
Per educarci ad essere cittadini responsabili che sanno abitare l’ambiente digitale:
– scegliamo di continuare ad utilizzare i canali di comunicazione dell’Ac diocesana come cassa di risonanza per quanto di buono viene seminato nelle parrocchie e in diocesi, e per rilanciare e far conoscere a tutti le iniziative e gli approfondimenti tematici che il centro nazionale propone sui suoi canali;
– scegliamo di essere protagonisti degli altri strumenti digitali – su tutti, “Portalecce” – che la chiesa diocesana mette a disposizione per abitare lo spazio virtuale e per far sentire nella nostra città, e oltre, la voce del laicato cattolico.