“Ho potuto vedere, ascoltare, toccare e sperimentare il vostro impegno generoso, la vostra fedeltà, il vostro amore grande alla Chiesa, il vostro farvi prossimo soprattutto per chi non ha prossimo, il vostro dirigervi, in spirito di servizio verso le periferie esistenziali, come ci ricorda Papa Francesco. E per tutto questo non posso non magnificare e benedire con voi il Signore”. Scrisse così l’arcivescovo di Lecce, Domenico Umberto D’Ambrosio, all’Azione Cattolica diocesana in occasione delle celebrazioni per i 140 anni di vita, un anno e mezzo fa.
Fu una lettera significativa, per rimarcare l’amicizia, la paternità e indicare una via: “in questo difficile momento siamo chiamati ad essere presenti alla storia, alle sue attese, alle sue speranze. Non ci è permesso di abbandonare il posto in cui Dio ci ha messi”, “siamo nel mondo ma non siamo del mondo. Guardiamo al mondo con ammirazione, con comprensione, con un sincero desiderio non di conquista ma di attenzione; non abbiamo la presunzione di condannarlo ma di comprenderlo, amarlo e salvarlo”.
Sin dal primissimo ingresso in diocesi, l’Azione Cattolica diocesana di Lecce ha accompagnato il nuovo Pastore nella nuova porzione di Chiesa a lui affidata: dalla storica visita al carcere, all’accoglienza nella villa comunale, fino al saluto nella messa in Piazza Duomo, a nome di tutto il laicato. Da lì in poi, i rapporti con l’Associazione, con la sua presidenza diocesana, il consiglio, le varie equipe e i tanti responsabili che si sono succeduti, non sono mai stati “istituzionali” o “di circostanza”: c’è stata piuttosto empatia e simpatia, condivisione di intenti, corresponsabilità al servizio delle tante necessità della Chiesa diocesana.
Ma soprattutto sono state tante le occasioni di “invio” verso il nostro territorio, vera “terra di missione” quotidiana. Andare verso gli ultimi è stato l’invito più pressante, con il sostegno, soprattutto, all’orizzonte caritativo dei carcerati e dei bambini extracomunitari. Tantissime, inoltre, le occasioni in cui l’arcivescovo ha ricordato all’associazione laicale più antica, che in diocesi conta oltre 4300 soci, l’impegno nel “seculum” a favore dei tanti che devono essere raggiunti pienamente dal messaggio della Risurrezione.
“Siete una bella realtà, sono grato al Signore che vi ha donato a questa Chiesa”; “dovete farvi carico di essere strumento di comunione con tutti, a partire dalle varie realtà laicali”, le parole che l’arcivescovo ripete più spesso, nei vari appuntamenti privati e pubblici. Insieme ai tanti messaggi, nelle tante occasioni della vita associativa alle quali non ha mai fatto mancare la sua presenza: come non ricordare le varie feste del Ciao, della Pace, dei Giovani, di fine anno, le tante occasioni formative, gli svariati momenti insieme.
Gli amici dell’Azione Cattolica di Lecce, insieme ai loro assistenti, hanno sperimentato l’attenzione costante di Mons. D’Ambrosio nel voler farsi prossimo, camminare accanto, indicando garbatamente il cammino. E’ avvenuto così nell’ultima XV Assemblea diocesana elettiva celebrata a Giorgilorio: “Mi preme dire un grazie convinto e affettuoso a questa grande realtà che è l’Azione Cattolica nella Diocesi di Lecce: così viva, presente, profetica, attenta, capace di coinvolgersi, aprirsi ed inserirsi nella comunione all’interno della Chiesa, con uno sguardo capace di guardare aldilà dei nostri confini”.
Quello dell’Ac leccese, spiegò il vescovo in quella circostanza, “è uno sguardo che non giudica ma che ama, che si fa carico di attese, esigenze, povertà; l’Azione Cattolica di Lecce – aggiunse – è vera e bella; le dico grazie per la presenza nel vasto aeropago che siamo chiamati a vivere, dove voi portate il segno dell’unità e della comunione vera, senza aggettivi, senza preferenze”.
Venticinque anni di episcopato sono una grazie del cielo, che certamente non segna un punto d’arrivo nel servizio, piuttosto lo amplifica e gli ridona nuova linfa. L’augurio sincero di tutta l’Azione Cattolica diocesana all’arcivescovo Domenico è “semplice e ordinario”: continuare a santificarsi indicando la via, essendo maestro, padre e pastore per tutti noi e per la bella porzione di Chiesa che è in Lecce.